Pensieri sul 25 Aprile
di Mario Grazioli
In prossimità del 25 Aprile l’associazione Seveso Futura, di cui faccio parte, ha deciso di indire un’intervista, rigorosamente tramite Facebook, a Giulia Spada, presidente ANPI; l’argomento è, come ovvio, il 25 aprile al tempo del Coronavirus.
In un primo momento, nonostante io non sia mai mancato alle manifestazione ricordo, ho avuto qualche dubbio sull’opportunità di trattare l’argomento in un periodo dove l’attenzione generale è incentrata su altro, un momento in cui e priorità sono variate di molto.
Dopo una riflessione ho pensato che forse possono essere individuate molteplici analogie tra il mondo in cui viviamo oggi e il periodo precedente il 25 aprile del 1945; stiamo combattendo una guerra come allora ad armi impari, quei poveri ragazzi poco addestrati mandati al fronte con un equipaggiamento inadeguato, esattamente come oggi, dove mancano mascherine protettive, camici ed ausili ospedalieri e si lavora in condizioni precarie.
Come allora questo pericoloso nemico si porta via la parte più fragile della popolazione, la più esposta; a quei tempi erano quei giovani ragazzi inesperti mandati al massacro, oggigiorno sono i nostri anziani che, sopravvissuti alle barbarie della guerra se ne vanno soli, senza il conforto dei propri cari.
Questo invisibile nemico ci priva della nostra libertà, diritto sacro e inviolabile, non ci permette di spostarci, ci costringe in casa e ci impedisce d socializzare.
Con il 25 Aprile si sono aperte le porte ai diritti dei quali eravamo stati privati, tant’è che oggi possiamo esternare liberamente il nostro disappunto verso la gestione messa in atto per cercare di contenere questa terribile malattia.
Auspico un nuovo 25 Aprile, che come allora ci liberi da questo nuovo nemico e ci porti ad una nuova Liberazione, senza dimenticare il profondo significato che ha questa Festa e che mai nessuno dovrà provare a cancellare o gettare nell’oblio della memoria.